“Il volontario si impegna alla massima riservatezza relativamente a fatti, cose e persone di cui viene a conoscenza nello svolgimento del servizio….”E’ una frase che ognuno di noi ha sentito dire più volte nel corso della sua esperienza di soccorritore. Durante il corso di reclutamento, nei corsi di formazione specifici, nei richiami dei responsabili. Oppure perchè citata nel regolamento interno dell’Associazione e quindi, nel momento in cui il volontario ne entra a far parte, è tenuto a rispettarla. …O semplicemente dentro di se, perchè spesso è una questione di coscienza e di buon senso…
Come tutti sapranno la materia della Protezione dei Dati Personali è regolata da un Decreto Legislativo (196/2003).
In particolare l’Art. 2 cita che la finalità di tale decreto è “…garantire che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti e delle liberta’ fondamentali, nonche’ della dignita’ dell’interessato, con particolare riferimento alla riservatezza, all’identita’ personale e al diritto alla protezione dei dati personali”.
Tutte le organizzazioni trattano e gestiscono dati personali. Anche il S.O.S., come tutte le Associazioni che operano a stretto contatto con le persone e per la specificità dell’azione che compiono, tratta dati e informazioni ad elevato contenuto di riservatezza (con particolare riferimento allo stato di salute delle persone).
Le normative in materia sono molto precise e non lasciano spazio a dubbi. Rendere pubblici i dati personali dei pazienti, dell’equipaggio o qualsiasi dato aggiuntivo che possa rendere identificabile luogo/data/ora dell’intervento implica PROCEDIMENTI PENALI a carico del Presidente e del Responsabile del trattamento dei dati personali (nel nostro caso il Segretario) , nonchè ripercussioni legali a carico dell’Associazione.Per non parlare di quelle morali.
L’evoluzione di Internet e il nascere di strumenti collegati quali i Social Networks (Facebook, Twitter, ecc, ecc) hanno dato uno straordinario impulso alla trasmissione dell’informazione, ma hanno creato anche una pericolosa situazione in cui si perde la percezione di cosa sia giusto o meno comunicare. Nel rispetto ovviamente della libertà individuale di comunicare di se stessi (e non di altri) cosa si ritiene più opportuno.
Le Associazioni non possono ammettere che si parli di fatti o cose o che si pubblichi materiale scritto o visivo strettamente legato al servizio che svolgono. Si sconfina nella violazione della privacy e ciò ha RISVOLTI DI NATURA PENALE. Per l’Organizzazione è un passo obbligato il declinare qualsiasi responsabilità derivante da azioni individuali che violano questi aspetti, come altrettanto obbligato è riservarsi di agire direttamente sulle persone che se ne rendono responsabili. Azioni che per altro comportano l’espulsione immediata dall’ Associazione.
Parlare della propria Associazione in termini di comunicazione di risultati, progetti, organizzazione e in termini di condivisione emotiva della missione è assolutamente lecito. Per questo esistono dei canali di specifici : direttivi, assemblee dei soci, corsi, sito, pagina Facebook, newsletter, ecc, ecc. Sono canali ufficiali che seguono un logica di coerenza con la missione e l’organizzazione dell’Associazione. La libertà di espressione, di critica e di confronto è un diritto che tutti hanno; farlo con coscienza e rispetto è un preciso dovere. E in alcuni casi, come abbiamo visto, il non farlo implica spiacevoli conseguenze.
Mantenere quindi una comunicazione equilibrata circa la propria Associazione e tutto quanto concerne il farne parte, e’ una forma comportamentale caldeggiata e, per certi versi, obbligata.
No alla pubblicazione di immagini o video che riguardano l’Associazione che non siano preventivamente valutati e approvati.
No a commenti su Facebook su servizi fatti, pazienti, situazioni, equipaggi, colleghi. Che oltre a generare problemi di natura legale generano chiacchericcio da Bar di bassa lega, giudizi sommari, dietrologia, conflitti. Senza contare che , chi se ne rende autore, non da un gran bella immagine di se…
Oltretutto e’ anche una questione di buon senso.